Opinioni

Quando alle persone con disabilità venne negato il diritto al salvataggio

Una persona con disabilità in carrozzina lungo una parte di un'autostrada distrutta dall'Uragano Matthew a Flagler Beach, in Florida, il 9 ottobre 2016 (© Jewel Samad/AFP/Getty Images). Le persone con disabilità sono ancora sempre tra le più vulnerabili, in caso di emergenze climatiche

«“Alle persone con disabilità venne negato il diritto al salvataggio”: la denuncia di qualche anno fa – scrive Stefano Zanut -, riguardante ciò che accadde nel 2005 a New Orleans, con l’arrivo del devastante Uragano Katrina, impone una riflessione e rende necessario, in tema di cambiamenti climatici e disuguaglianze, attivare un percorso nuovo – come stanno facendo le Nazioni Unite -, che a partire da ciò che abbiamo imparato dalle esperienze, sappia delineare un cambio di prospettiva nella cultura dell’emergenza e del soccorso, senza dimenticare di coinvolgere anche le persone interessate»

E la chiamano estate ovvero La nostra quotidiana “ordinaria diversità”

E la chiamano estate ovvero La nostra quotidiana “ordinaria diversità”

«Chi ha una persona disabile in famiglia – scrive Irene Gironi Carnevale -, e nella fattispecie un figlio, vive l’estate come un incubo, a meno che non goda di una casa in un luogo di vacanza e di parenti/operatori/amici tuttofare disponibili per tutto il periodo estivo a interagire e aiutare nella gestione. Si guarda il calendario, pensando che quando si sarà rientrati nella routine quotidiana tutto sembrerà meno drammatico e si fa la “stecca”, come i carcerati o i militari di una volta, smarcando mentalmente i giorni che ci riportano alla nostra quotidiana “ordinaria diversità”»

Quanto ancora dovremo aspettare per avere cure mirate?

Quanto ancora dovremo aspettare per avere cure mirate?

«Quanto ancora dovremo aspettare per avere cure mirate e rispettose di persone che hanno bisogni importanti e specifici? Questo non è un caso isolato che riguarda la provincia di Bari, ma purtroppo riguarda tutta l’Italia. E intanto cambiano ancora i nostri interlocutori nei Ministeri…»: lo scrive Benedetta Demartis, commentando la tragedia avvenuta a Grumo Appula (Bari), dove un ragazzo con autismo, soccorso con grande ritardo, si è poi lanciato da un balcone

Forse “voleremo” sulle barriere, ma intanto bisogna continuare a rimuoverle

L'"uomo volante" Franky Zapata, durante le celebrazioni parigine del 14 luglio scorso, per l'anniversario della Rivoluzione Francese

«Forse fra non molto – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, pensando a Franky Zapata, l’“uomo volante” apparso a Parigi, durante le celebrazioni per l’anniversario della Rivoluzione Francese – potremmo percorrere le scale della Torre di Pisa su una carrozzina senza ruote. Ma fermare il processo di abbattimento delle barriere sarebbe un errore gravissimo»

Non eroi, ma normali storie di inclusione

Non eroi, ma normali storie di inclusione

«Per il futuro speriamo di leggere sempre di più storie di ordinaria inclusione in cui nessuno sia eroe, ma normale attore di un processo di crescita per il singolo e per l’intero sistema scolastico»: lo scrive Veronica Asara, commentando la notizia diffusa qualche tempo fa, riguardante una mamma che ha scelto, pare su richiesta della scuola, di seguire in classe il proprio figlio con autismo, ricoprendo di fatto, il ruolo dell’insegnante di sostegno e giungendo lei stessa, al conseguimento del diploma insieme al figlio

I “ciechi che ci vedono”

«Tra comunicati stampa roboanti – scrive Nadia Luppi -, articoli da prima pagina e notizie imprecise, c’è ancora tanta confusione sulle varie sfumature di esistenza che afferiscono al mondo della disabilità visiva. Ma la disabilità visiva e le sue sfumature sono “maestre” perché costringono all’ascolto, invitando a non abituarsi ai confini netti e ai protocolli standard. Solo pensando insieme a cosa può essere utile fare, si eviteranno iniziative inefficaci e malintesi che non fanno altro che alimentare rabbia, paura e pregiudizi, forieri di politiche insane e di vere “cacce alle streghe”»

Esempi reali e recenti di alunni inclusi solo formalmente a scuola

«Ci sono purtroppo esempi reali e recentissimi – scrive Carlo Hanau – di situazioni riguardanti allievi con gravi disabilità inclusi solo formalmente nella scuola. C’è ad esempio la strategia di “suggerire” alla famiglia di “scegliere” l’educazione parentale, minacciando di chiamare la polizia e il 118 e assicurando la promozione, alla fine dell’anno scolastico, anche senza avere mai visto il ragazzo. Inoltre, anche in molti ospedali e dipartimenti pediatrici specializzati il bimbo con gravi problemi comportamentali o intellettivi viene tenuto solo se c’è un parente che lo assiste»

L’autismo è complesso, ma non voglio più leggere di genitori a scuola col figlio

«L’autismo spesso è complesso – scrive Benedetta Demartis, commentando la notizia riguardante una madre tornata sui banchi di scuola per aiutare il figlio con autismo – e per questo da anni chiediamo formazione specifica a casa, a scuola, nei centri diurni e residenziali. Non voglio però più leggere di genitori che stanno in classe col figlio o che devono andare in gita altrimenti la scuola non lo fa partecipare. Che vengono chiamati a scuola per cambiargli le mutande, perché non c’è il bidello che fa quella mansione. Che devono lasciare il lavoro, ciò che quasi sempre càpita alla madre»

“Il corpo dell’amore”: niente di nuovo sotto il sole

Continua a creare dibattito la serie televisiva “Il corpo dell’amore”, composta da quattro documentari dedicati al tema “Disabilità e sessualità”, trasmessi nello scorso mese di giugno da Rai3. «Per gli “addetti ai lavori” – scrive Tonino Urgesi in apertura della sua riflessione – quei documentari dovrebbero risultare scontati, in quanto non vi è “nulla di nuovo sotto il sole”. Non vi è nulla, infatti, di quanto proposto, che non si sappia già, come insegnano la filmografia e la letteratura sulla disabilità, che hanno già affrontato ad ampio spettro tale tematica»

Ma questa non è inclusione!

«Non colpisce tanto la vicenda – scrive Simona Lancioni, riferendosi a un articolo apparso su “L’Espresso”, intitolato “Per aiutare il figlio affetto da autismo la mamma torna sui banchi di scuola” -, perché purtroppo situazioni simili si verificano con una certa frequenza, quanto il modo in cui viene raccontata. Non si tratta, infatti, di “una storia di inclusione e forza di volontà”, come viene presentata, quanto di una vicenda in cui si discrimina un alunno con disabilità, violando anche il diritto al lavoro della madre»

Ma chi ascolta le persone sorde?

«Ho sempre pensato – scrive Marino Bottà – che i problemi nell’inserire le persone sorde nel lavoro non fossero riconducibili alle loro difficoltà, bensì all’inadeguatezza professionale di chi aveva il compito di presentarli alle aziende. Sarebbe dunque utile formare gli operatori dei servizi pubblici e privati, che si occupano di inserimento lavorativo, e nel contempo invitare le Associazioni ad attrezzarsi, al fine di supplire alle carenze del sistema di collocamento delle persone sorde, e in generale delle persone con disabilità»

Quando il fingere di non vedere diventa illegalità

«Fingere di non vedere – ha dichiarato recentemente il presidente della Repubblica Mattarella – aiuta l’illegalità» e «questo “fingere” – scrive Salvatore Di Giglia – è l’artifizio più diffuso, in Sicilia ma non solo, con il quale viene consumata ogni giorno l’illegalità nel campo dei diritti delle Persona con disabilità». «Facciamo dunque nostra – conclude – quella forte riflessione del Capo dello Stato, garante della Costituzione, perché seguendo questa strada potremo anche avviare quella “riscossa civica” auspicata nel saggio “Ci salveremo”, pubblicato dal giornalista Ferruccio de Bortoli»

La musica e l’arte, come la vita, si possono fare solo insieme

È un concetto, questo, sottolineato in diverse occasioni dal musicista Ezio Bosso ed è la stessa idea che sta alla base dell’“InclusionFestival” di Perugia, che domani, 31 agosto, darà vita a una grande festa di musica e arte, «nata – come scrivono Raffaele Puzio e Mattia Liguori – con lo scopo preciso di indicare una possibile risposta alle domande di fruibilità e partecipazione da parte di tutti, oltre ogni barriera, difficoltà logistica o vincolo burocratico, regalando spazio e protagonismo alle tante persone che vogliono vivere momenti indimenticabili»

Perché non mi è piaciuto quel “Corpo dell’amore”

«La narrazione emersa da questi docufilm – scrive Maria Chiara Paolini, a proposito della serie “Il corpo dell’amore”, andata in onda su Rai3 – mi sembra stereotipata e rassicurante, molto lontana dalle rappresentazioni autentiche di cui le persone con disabilità avrebbero bisogno e che sono ancora scarse in TV e nei media in generale». «Ho visto infatti – aggiunge – l’ennesima sfilata di pregiudizi e ancora una volta la scelta del dramma, al posto di una narrazione sincera, all’insegna di uno sguardo che rende le persone disabili “Altri”, uno sguardo esterno, uno sguardo “abile”»

Che cosa significa “dare voce” alle persone con disabilità

«Anche se è un percorso impervio e in salita, questa ricerca ci costringe a ripensare integralmente la cultura (e con essa le politiche) attraverso cui vengono garantite le libertà di scelta e di decisione di tutte le persone, anche di quelle che, loro malgrado, sono state costrette nell’alveo patologizzante della “minorità”»: così Gianluca Giachery conclude questa sua recensione del libro “La segregazione delle persone con disabilità. I manicomi nascosti in Italia”, opera curata da Giovanni Merlo e Ciro Tarantino di cui anche «Superando.it» si è già occupata in diverse occasioni

L’armonia ha bisogno di tutti, per poter risuonare!

«Con un po’ di attenzione in più, fare musica è sicuramente alla portata di tutti. L’armonia ha bisogno di tutti, per poter risuonare!»: tra conversazioni con il gruppo sbagliato, un palco senza pedana, la sensazione di essere una specie di “pollo arrosto”, immobile sotto il sole cocente, ma anche con l’entusiasmo di cantare per la prima volta da corista pop, Rosa Mauro racconta la sua recente esperienza sul palco di Piazza del Campidoglio a Roma, in occasione della “Festa della Musica 2019”

Cerco la voce di persone con disabilità del linguaggio

«Sto seguendo un progetto – scrive Davide Mulfari, dottorando dell’Università di Pisa – in cui utilizzo l’intelligenza artificiale per riconoscere il parlato difficilmente intelligibile delle persone con disartria e altre forme di disabilità del linguaggio, che non possono utilizzare i dispositivi di riconoscimento automatico del parlato su cui si basano gli assistenti virtuali presenti sul mercato. Per addestrare il sistema, però, ho bisogno dell’aiuto di più persone possibili con disartria o altre disabilità del linguaggio, ognuna delle quali dovrebbe semplicemente donare la propria voce»

La sfida del lavoro e la chiamata della passione

«Riflettendo mesi dopo quel grande convegno di Milano sull’occupazione delle persone con disabilità visiva – scrive Franco Lisi – appare chiara la necessità di proteggere, difendere, fortificare i confini che ci aiutano a delineare, circoscrivere e marcare la specificità della disabilità visiva, in campo didattico, tecnologico, personale e psicologico. Ed è anche bello e stimolante pensare al lavoro non come fatica, come necessità, ma come risposta a una libera scelta, a un’inclinazione, a una vocazione, la chiamata della passione, di quello che ami e che ti fa battere il cuore…»

Il nostro pianeta verde

Lo scorso anno c’era stato il grande successo di “Tutti i Re che ho in me”. Ora la Compagnia dell’Associazione Nuove Frontiere, composta da persone con e senza disabilità, è pronta a vivere ancora – e a far vivere – una nuova grande emozione, con lo spettacolo “Il nostro pianeta verde”, liberamente tratto dal film francese “Il pianeta verde”, che andrà in scena il 5 luglio a Ladispoli. A presentarlo sulle nostre pagine – così come succederà in quella serata – è Silvia Leuzzi dell’Associazione Nuove Frontiere

Nicola ha vissuto

«Dopo l’incredulità, la tristezza e l’enorme dolore, il pensiero è andato a Nicola, per l’interruzione drastica del suo progetto di vita. Poi ai suoi genitori e allo sforzo che, solo possiamo immaginare, dovranno fare per sopravvivere. Però Luisella e Giulio li conosciamo. Sono forti e come loro stessi hanno affermato, “Nicola ha vissuto”. Ed è nel pensare a questa bellissima affermazione, che voglio salutare Nicola»: Vincenzo Falabella, presidente della FISH, ricorda Nicola Fazzi, figlio di Luisella Bosisio Fazzi, donna da sempre attiva per i diritti di tutte le persone con disabilità