Siamo rimasti tutti profondamente colpiti dalla vicenda dello sfortunato calciatore Piermario Morosini, straordinaria persona che fin da piccolo aveva drammaticamente conosciuto il significato del termine “disabilità” [la sorella dell’atleta deceduto a Pescara è una persona con grave disabilità, N.d.R.].
La sua morte ha riproposto però anche la questione del problema della sicurezza allo Stadio Adriatico “Cornacchia” di Pescara ed è pertanto necessario che questo tragico evento insegni qualcosa a tutti noi.
È da moltissimo tempo che i tifosi con disabilità fanno notare come il nuovo Stadio Adriatico “Cornacchia” – ristrutturato da pochi anni e costato alla collettività circa 10 milioni di euro – sia sostanzialmente privo della sicurezza necessaria a mettere in salvo le persone con disabilità, in caso di emergenza. Esse, infatti, sono state sistemate tra la Tribuna e la Curva Nord – in una vera e propria “gabbia di ferro” – senza via di fuga. L’unica via di fuga si chiama “ascensore” e a tal proposito va anche ricordato che prima della ristrutturazione, esisteva una rampa che accedeva alla pista di atletica, eliminata a favore delle scale. Senza parole!
Ora, dopo la morte del calciatore, tutti si sono preoccupati di trovare un capro espiatorio, parlando di «leggerezza» e di «superficialità», pensando in particolare alla macchina dei Vigili Urbani che ha ostruito il passaggio all’autoambulanza. Ma quante altre volte le macchine hanno ostruito l’ingresso dello stadio? Questa volta, però, è accaduto il peggio e tutti sembrano adesso voler difendere l’onorabilità delle Istituzioni e della Città!
Tornando poi alla sicurezza, le norme più elementari impongono di non prendere l’ascensore in caso di emergenza, ma dato che questa è l’unica via di fuga esistente nello spazio riservato alle persone con disabilità e dato tra l’altro che l’ascensore può caricare solo due carrozzine per volta (i tifosi con disabilità a Pescara sono mediamente sessanta a partita), non ci resta che immaginare il dramma che rischia di succedere ad ogni incontro, in caso di una qualunque emergenza!
A questo punto sorgono spontanee alcune domande: per eventuali sfollamenti, il personale è opportunamente formato e in grado di dare disposizioni per mettere in salvo le persone gravemente malate? Non essendoci via di fuga, chi si occuperà di trasportare cinquanta disabili a braccia? E in quanto tempo ci riuscirà?
Crediamo siano dubbi più che legittimi, visto che non è mai stata fatta alcuna esercitazione per l’evacuazione del settore disabili, né ci sono cartelli informativi che riportino indicazioni di evacuazione verso luoghi di raccolta sicuri.
Non è dunque una vergogna aver progettato la ristrutturazione di uno stadio “moderno” nel recente 2009, “dimenticando” di tener conto che anche le persone con disabilità hanno il diritto di partecipare agli eventi sportivi, senza rischiare la propria incolumità?
In Italia i provvedimenti vengono sempre presi dopo che “ci è scappato il morto”. Ora è successo, anche se per diversa causa, ma cosa dobbiamo attendere ancora, un’altra tragedia?
Vorrei concludere salutando a nome dell’Associazione che rappresento il giovane Piermario Morosini: non ti dimenticheremo e non dimenticheremo il tuo coraggio di “piccolo grande uomo” che ha insegnato tanto a tanti, e proprio per questo proponiamo di intitolare alla Tua memoria il settore disabili dello Stadio Adriatico “Cornacchia”, solo però quando questo sarà completamente messo in sicurezza. Si tratta infatti di una battaglia di civilità che conduciamo da anni e speriamo a questo punto che l’esperienza di vita di Piermario – contrassegnata dalla disabilità – sia da monito per tutti noi e che la sua tragica morte, avvenuta proprio a Pescara, costituisca l’elemento propulsivo per portare a termine la messa in sicurezza del nostro settore.
*Presidente dell’Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo (carrozzinedeterminate@hotmail.it).