Opinioni

Bene quella Sentenza sui parcheggi, ma si punti sull’aspetto educativo

Uno dei tanti abusi riguardanti i parcheggi riservati, documentati dal Gruppo Facebook "Fotografa l'Impostore" (foto di Cinzia Bettini)

Nel sottolineare l’importanza di quella recente Sentenza della Corte di Cassazione, che ha condannato per violenza privata una persona che aveva lasciato per sedici ore la propria macchina parcheggiata sul posto riservato nominalmente a una signora con disabilità, l’Associazione ANGLAT Nazionale ricorda anche la necessità, da parte delle Istituzioni, di rivolgere «una maggiore attenzione all’aspetto educativo, sia in àmbito scolastico, sia in sede di conseguimento della patente di guida»

L’inclusione del “Paese dei Balocchi”

«Ma di quale scuola - si chiede Gianluca Rapisarda - hanno esaminato il livello di inclusione i ricercatori dell’OCSE? Di quella italiana o di quella del “Paese dei Balocchi”?»

Secondo una recente ricerca internazionale, la nostra scuola sarebbe più inclusiva rispetto a quella di ventuno altri Paesi. «Questo riconoscimento – scrive Gianluca Rapisarda – sembrerebbe suggerire che tutto sia perfetto. E invece nell’Italia reale in cui noi persone con disabilità viviamo, le nostre belle Leggi sono spesso eluse e ignorate e il processo di inclusione pare ancora lontano dall’essere realizzato. Ma quei ricercatori hanno esaminato il livello di inclusione della scuola italiana o di quella del “Paese dei Balocchi”?»

Niente è impossibile, nemmeno sugli sci

Persone con disabilità impegnate con gli sci a Prato Nevoso (Cuneo)

Una bella vacanza a Prato Nevoso (Cuneo), per un gruppo di persone con disabilità fisica, impegnate a sciare ognuno a suo modo e con accorgimenti e attrezzature adeguati ad ogni esigenza, «non sarebbe possibile – scrive Maria Pia Amico – senza la disponibilità, l’intraprendenza, l’iniziativa e l’organizzazione dell’Associazione Volontari Genova, un gruppo di persone di tutte le età che ha scelto di trascorrere parte del tempo libero insieme a persone con disabilità fisica, permettendo loro di sciare e di fare cose inimmaginabili fino a qualche anno fa»

Il vero scandalo è la continuità negata

Il vero scandalo è la continuità negata

Nel replicare a un articolo della «Repubblica», Gianluca Rapisarda sottolinea come «anziché inseguire falsi problemi, i Sindacati e l’ANIEF dovrebbero battersi con maggiore decisione per un piano a lungo termine di stabilizzazione e assunzione dei docenti di sostegno, per il loro definitivo passaggio dall’attuale organico di fatto a quello di diritto e per il loro vincolo al ciclo di istruzione dell’alunno con disabilità, tutti interventi strutturali e di sistema che purtroppo non sono previsti dalla tanto pontificata nuova riforma dell’inclusione, con buona pace della continuità didattica»

La corsa a ostacoli di noi genitori

Una famiglia alle prese con un disturbo del neurosviluppo, come l'ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), deve affrontare una vera e propria "corsa a ostacoli", soprattutto se vive in determinate Regioni del nostro Paese

«Di fronte a disturbi del neurosviluppo come l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), il percorso di una famiglia – scrive Massimo Micco – diventa una vera e propria “corsa a ostacoli”, soprattutto per chi vive in determinate Regioni, sia per avere una diagnosi, sia, successivamente, per poter contare sui trattamenti psicologici e farmacologici adatti, senza contare la totale incapacità della Scuola – pubblica o privata che sia – di rapportarsi nel modo giusto con tale disturbo»

Ma quello spot serve veramente?

«Credo che la comunicazione – scrive Rosa Mauro, riflettendo sullo spot trasmesso dalla RAI in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 Aprile – per essere efficace debba essere corretta, anche se meno bella, e perciò, per il prossimo anno, vorrei uno spot meno bello, ma che rappresentasse persone vere, bambini e adulti, e magari anche un po’ di sana realtà costruttiva, perché come ogni anno il rischio è quello di fare della “retorica blu”»

Serve il pedagogista, per superare l’emergenza educativa

«Se è vero – scrive Luciano Paschetta – che a garantire il successo del processo di inclusione scolastica è il livello di inclusività del contesto, è urgente il riconoscimento del pedagogista, figura capace di “prendersi cura” dei ragazzi con disabilità (non di “curarli”), affiancando i genitori nei primi anni di vita, e non per indicare “terapie”, ma per suggerire comportamenti educativi e percorsi formativi idonei a sviluppare le potenzialità del loro bimbo. Quella figura, in sostanza, che sappia rendere inclusivi i diversi contesti e favorire il superamento dell’emergenza educativa

Inclusione: sforzi apprezzabili, ma si poteva e si doveva fare di più

«Il testo definitivo della Delega sull’inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda -, licenziato oggi dal Consiglio dei Ministri, accoglie alcuni suggerimenti delle organizzazioni di e per persone con disabilità, e questo è un fatto positivo. Tuttavia, si tratta di un testo “vecchio” dal punto di vista culturale e pedagogico, in quanto non fa esplicito riferimento alla Convenzione ONU e considera ancora “staticamente” la didattica inclusiva come una prerogativa soltanto degli alunni con disabilità e non come una preziosa risorsa al servizio dei bisogni educativi di tutti e di ciascuno»

Si può davvero parlare di sessualità negata?

«Trovo deleterio – scrive Lelio Bizzarri – che i dibattiti sulla sessualità e le relazioni intime delle persone con disabilità, così come i relativi Disegni di Legge, si siano appiattiti sull’“assistenza sessuale”. Una Legge che voglia agevolare la realizzazione della soddisfazione sessuale nelle persone con disabilità dovrebbe infatti prevedere tanti tipi di intervento, per creare condizioni favorevoli in tal senso, ragionando solo in ultima analisi sull’utilità dell’assistenza sessuale per i casi in cui, anche in condizioni ottimali, la persona sia effettivamente impossibilitata»

Lavoro: sta a noi non abbassare la testa

«Nel campo del lavoro – scrive Valentina Boscolo – le persone con disabilità sembrano erroneamente avvantaggiate da sgravi fiscali per i datori di lavoro, collocamento mirato e categorie protette, ma la realtà è che una disabilità, più è invalidante e “visibile”, più viene considerata poco decorosa e produttiva. Nel migliore dei casi, infatti, si viene relegati in stanzine non a contatto con il pubblico, nei peggiori non si lavora affatto. Sta a noi, cittadini con disabilità, far brillare le nostre doti e non abbassare la testa, anche se ci viene detto che non valiamo abbastanza»

La Cultura per i Diritti

«Il “non poterci essere” rispetto a un appuntamento di conoscenza e crescita personale – scrive Stefano Pierpaoli – annienta il ruolo stesso della cultura nella società. Partecipare ed essere presenti consente infatti a milioni di persone di liberarsi dall’invisibilità e dall’isolamento che si manifestano in forme molteplici, in tutti i settori della società. L’esperienza culturale condivisa è lo strumento che più di ogni altro contribuirà ad aprire tutte quelle porte che agevolano e promuovono l’accesso a diritti, bisogni e garanzie: politiche sociali, sanità, scuola, sostegno alle famiglie»

Docenti con disabilità: non un peso, ma una preziosa risorsa

«Mettere in evidenza non solo i costi che i docenti con disabilità rappresentano per la comunità – scrive Antonio Bartolozzi – ma anche le opportunità di crescita che la loro presenza crea per l’intera comunità scolastica, rappresenta un tributo alla verità, prima che un riconoscimento agli stessi docenti con disabilità. Questi ultimi, se messi nelle condizioni appropriate e riconosciute dalla legislazione vigente, rappresentano di gran lunga più una risorsa che un peso per la società»

Sì alla vita, no agli istituti!

«Quest’anno – scrive Marino Lupi, presidente dell’Associazione Autismo Toscana – abbiamo voluto caratterizzare il 2 Aprile, Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, con lo slogan “Sì alla vita, no agli istituti!”, continuando da una parte la nostra battaglia contro il ritorno alla logica dell’istituzionalizzazione delle persone con disabilità, proseguendo dall’altra parte con l’impegno, in tanti luoghi della nostra Regione, per dare un futuro dignitoso ai nostri figli più fragili, che comprenda anche un lavoro vero, e non più solo laboratori di attività occupazionale»

Autismo: il cammino è ancora all’inizio

«A dieci anni dall’istituzione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 Aprile – scrivono ANGSA, Gruppo Asperger, ANFFAS e FISH -, il cammino verso le pari opportunità per i cittadini con autismo è ancora all’inizio. Unendo le nostre forze, continueremo a portare alla ribalta i bisogni di questi bambini, adolescenti e adulti, per far sì che come tutti possano avere il diritto a una vita serena e dignitosa. E chiediamo anche alle altre Associazioni di unire le loro forze, per superare quella frammentazione che danneggia prima di tutto le persone con autismo»

Ciò che è divertente, ciò che è offensivo

«La civiltà avanza, la cultura pure, ma su un sentiero lievemente scostato. E in molti, soprattutto giovani, sembrano faticare ancora a distinguere ciò che è divertente da ciò che è offensivo»: così Antonio Giuseppe Malafarina, che cita poi Claudio Arrigoni: «È il sintomo di una società alla deriva, dove non importa se si colpisce il debole e non ci si rende conto del male e della sofferenza che questo comporta. L’unico rimedio è continuare a impegnarsi per cambiare questa cultura, mostrando che una società diversa, meno leggera e più responsabile, può e deve esistere»

Autismo: consapevoli e coerenti sempre

«Ripartiamo di slancio da un paradigma – scrive Gianfranco Vitale – in cui il disabile autistico sia finalmente visto come soggetto attivo di diritti e non come oggetto passivo di assistenza. Facciamolo senza tatticismi e opportunismi, con la consapevolezza che questa è innanzitutto una battaglia di civiltà su cui non è possibile mediare, perché la posta in gioco è il futuro e la dignità di ciò che di più caro abbiamo al mondo: la vita dei nostri figli!»

Solo così la scuola potrà diventare realmente inclusiva

«L’attenzione alle differenze individuali di ciascun alunno da parte di tutta la comunità scolastica – scrive Gianluca Rapisarda -, e non solo del docente di sostegno: è questa la vera discriminante, lo spartiacque tra la vecchia dimensione integrativa della scuola italiana e la nuova cultura dell’inclusione per tutti. Solo in questo modo la scuola, come d’incanto, potrà finalmente riscoprirsi come un’istituzione realmente inclusiva e capace di offrire risposte efficaci ed efficienti ai bisogni educativi di tutti e di ciascuno»

Nuovi LEA? Non applicabili e talora peggiorativi

A proposito dei nuovi LEA Sanitari (Livelli Essenziali di Assistenza), numerose importanti organizzazioni impegnate sul fronte dei diritti alla salute e alla riabilitazione dichiarano che essi «sono ben lontani dall’essere esaustivi e applicabili» e che per talune patologie «sono addirittura peggiorativi». «Alla loro applicazione – aggiungono – seguirà il caos, e in quasi tutte le patologie saranno in molti a rinunciare alla cura e prevenzione». «Per questo – concludono – vigileremo “uniti come non mai”, tutelando il Dettato Costituzionale, il diritto alla salute e alla riabilitazione»

La rete sfilacciata dell’inclusione scolastica

«Prima di sedersi intorno a un tavolo di lavoro – scrive Giovanni Maffullo, insegnante specializzato -, anche in funzione della condivisione e successiva sottoscrizione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), è necessario che ciascuno abbia avuto dapprima una formazione – genitori compresi – e poi con responsabilità si possa costruire assieme un percorso percorribile con e per coloro a cui giova il tutto: la persona con disabilità con cui interagiamo quotidianamente»

L’Unione Europea e i diritti delle persone con disabilità

«In questa Europa affetta da una sorte di “sindrome della Torre di Babele” – scrive Gianluca Rapisarda, riflettendo a margine del 60° anniversario dei Trattati che hanno dato vita all’attuale Unione Europea -, solo il rispetto dei princìpi e del nuovo approccio culturale della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, da parte di tutti gli Stati dell’Unione, potrà garantire un continente realmente flessibile e inclusivo per tutti, portando beneficio non solo alle persone con disabilità, ma a tutti, perché una società che esclude parte dei suoi membri, è una società impoverita»