Braille: quei puntini in rilievo hanno cambiato la storia (e continuano a farlo)

«Il Braille è tuttora condizione essenziale, per le persone non vedenti, di una piena autonomia e di un’efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale»: è questo un concetto costantemente sottolineato dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), impegnata anche quest’anno per la Giornata Nazionale del Braille del 21 febbraio. Oltre a segnalare il principale evento promosso a livello nazionale, diamo spazio alle testimonianze provenienti dall’UICI di Torino e da quella di Cremona, ricordando anche due importanti incontri voluti dall’UICI di Napoli

Mano che legge in Braille«È grazie al Braille che i ciechi sono in grado di scrivere, leggere e comunicare. Il Braille è, per il non vedente, condizione essenziale di una piena autonomia e di un’efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale»: è questo un concetto costantemente presente nelle argomentazioni dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), le cui numerose componenti sono anche quest’anno impegnate in questi giorni a celebrare per la Giornata Nazionale del Braille del 21 febbraio, istituita dalla Legge 126 del 2007 come «momento di sensibilizzazione  dell’opinione pubblica nei confronti delle persone non vedenti», in ricordo del geniale sistema inventato nell’Ottocento da Louis Braille (se ne legga ampiamente nel box in calce). La data del 21 febbraio, va detto, è stata scelta in quanto coincidente con la Giornata Mondiale della Difesa dell’Identità Linguistica promossa dall’Unesco.

Mentre dunque segnaliamo l’evento promosso a livello nazionale dall’UICI e dal Club Italiano del Braille per domani, 19 febbraio, intitolato Braille: via maestra per l’inclusione e l’accesso alla cultura (se ne legga il programma a questo link), e che oltre alle conclusioni del presidente nazionale Mario Barbuto, prevede tra l’altro la lettura a due voci di alcuni brani del libro di Maurizio de Giovanni Il concerto dei destini fragili, a cura dello stesso scrittore e di Flavia Tozzi, presidente dell’UICI di Cremona, diamo qui spazio alle belle testimonianze di Giovanni Laiolo, presidente dell’UICI di Torino e della citata Flavia Tozzi.

«La Giornata Nazionale del Braille – scrive Laiolo – è l’occasione per ricordare, ancora una volta, l’importanza e l’attualità di un codice che da sempre è sinonimo di inclusione.
Quando, nel diciannovesimo secolo, la genialità di Louis Braille diede vita al sistema di lettura e scrittura a sei punti in rilievo, prese avvio una rivoluzione culturale senza precedenti per la comunità delle persone cieche. Fino a quel momento, infatti, i ciechi non avevano alcuna possibilità di leggere e scrivere in autonomia: serviva qualcuno che lo facesse per loro. Di conseguenza non potevano accedere, se non per interposta persona, al patrimonio librario, né potevano ambire a quella preparazione culturale indispensabile per svolgere incarichi di responsabilità e interagire compiutamente con l’ambiente circostante.
Da quando esiste, la scrittura Braille ha permesso a centinaia di migliaia di persone con disabilità visiva in tutto il mondo di studiare, di inserirsi nel tessuto sociale, di contribuire al progresso, alle arti, allo sviluppo di un pensiero critico. Generazioni di lavoratori (fisioterapisti e centralinisti telefonici, ma anche insegnanti, avvocati, musicisti ed esperti in molti altri ambiti) hanno potuto formarsi e conseguire i titoli di studio necessari, usando questo codice e continuando a utilizzarlo nello svolgimento della loro professione.
Con l’avvento dell’informatica e con gli straordinari progressi nelle nuove tecnologie, qualcuno potrebbe pensare che la scrittura in rilievo, ormai superata, sia da mandare in soffitta. Personalmente credo che, al contrario, il mondo digitale sia un’occasione di rilancio per l’alfabeto tattile: infatti i dispositivi Braille collegati con i PC o con gli smartphone permettono di accedere all’universo della rete: siti di informazione, giornali, ma anche libri e contenuti su qualsiasi argomento diventano, letteralmente, a portata di mano.
Credo anche che il solo dato sonoro, pur utilissimo, non sia sufficiente alla conoscenza profonda della realtà: fin dalla scuola primaria, i bambini hanno bisogno di confrontarsi con il testo scritto per imparare la grammatica. E per apprendere una lingua straniera è fondamentale capire come sono scritte le parole e come è costruita la frase. Ecco perché il Codice Braille ha un ruolo insostituibile nel percorso formativo. Dire a un ragazzo cieco che può fare a meno del Braille significa privarlo di uno strumento cognitivo di fondamentale importanza, negargli un’opportunità di inclusione e autonomia che non ha eguali.
Da questa consapevolezza deriva l’impegno dell’UICI per una didattica a tutto campo, che includa Braille e nuove tecnologie, strumenti, come detto, perfettamente compatibili. Grazie a possibilità che fino a un ventennio fa erano del tutto inimmaginabili, oggi, per chi non vede, il mondo della cultura è senz’altro più accessibile rispetto al passato e abbiamo ragione di sperare che il futuro sarà ancora più inclusivo. Ma gli strumenti, da soli, non bastano. Ciò che serve, prima di tutto, è una grande preparazione, ottenuta con percorsi coerenti e impegno quotidiano.
Ragazzi, ora la palla è nel vostro campo. E noi, come Associazione, faremo di tutto per essere al vostro fianco, anche con il Braille».

«Ancora oggi – scrive dal canto suo Tozzi -, dopo più di duecento anni, il Braille rimane l’unico metodo per chi è cieco assoluto di leggere e scrivere in modo diretto e autonomo e soprattutto privato.
Quando il codice a punti cominciò a diffondersi in tutto il mondo, esso permise ai ciechi assoluti di studiare, apprendere una professione, riscattandosi da una triste e solitaria esistenza di mendicanti all’angolo delle strade e sui gradini delle chiese, fino a conquistare una vita dignitosa e persino raggiungere traguardi prestigiosi.
Mentre un tempo i ciechi svolgevano quasi esclusivamente le professioni di centralinista, massaggiatore e impagliatore di sedie, oggi possono vantare tra loro esempi di ottimi insegnanti, scrittori, avvocati, magistrati, musicisti e politici.
Le nuove tecnologie hanno reso possibile anche lo svolgimento di professioni prima ritenute impensabili, per un cieco, quali il programmatore e l’impiegato amministrativo, l’imprenditore ecc.
Tutto per merito di Louis Braille, al quale il Comune di Cremona ha intitolato un parco giochi, che verrà presto corredato di una targa in Braille, donata dalla nostra Associazione, sulla quale anche chi è cieco potrà leggere il nome e la data di nascita e di morte di questo ingegnoso inventore.
Purtroppo, però, le nuove tecnologie hanno anche fatto sì che si diffondesse l’errata convinzione che il Braille fosse divenuto obsoleto e ormai inutile, perché può essere sostituito da sintesi vocali e audiolibri, strumenti estremamente importanti per un cieco o un ipovedente, ma assolutamente non in grado di eguagliare questo mezzo di lettura, che garantisce totale privacy e discrezione.
In questi ultimi tempi, infatti, vi è la tendenza ad insegnare sempre meno il Braille nelle scuole, forse per pigrizia degli insegnanti nell’apprenderlo, o più probabilmente perché è meno faticoso ricorrere all’utilizzo di una sintesi vocale. Il guaio è che se non lo si apprende nell’infanzia, quando i polpastrelli sono molto più sensibili al tatto, poi sarà sempre più difficile raggiungere una buona fluidità nella lettura! C’è il rischio, quindi, che molti bambini ciechi possano restare quasi analfabeti, ignari dell’esatta ortografia delle parole e di come è composta la pagina di un libro.
In Italia è stato fondato il Club Italiano del Braille, presieduto da Nicola Stilla, che ha proprio lo scopo di promuovere iniziative per divulgare e far conoscere questo codice di scrittura e che sostiene anche economicamente il museo dedicato a Louis Braille, situato nella sua città Natale, a Coupvray, in Francia.
Anche in Italia esiste un interessantissimo museo dedicato agli strumenti utilizzati per scrivere in Braille e alla sua storia, presso l’Istituto dei Ciechi di Milano, dove si possono vedere strumenti, macchine speciali, libri stampati per i ciechi e materiali tiflodidattici, che testimoniano la trasformazione avvenuta nella scuola dell’Istituto, dall’uso della scrittura visiva in rilievo a quella in codice Braille e dove viene conservata anche una delle prime dattilobraille, utilizzata dalla scrittrice sordocieca Hellen Keller per scrivere la storia della sua vita».

Segnaliamo infine che in occasione della Giornata di quest’anno, l’UICI di Cremona distribuirà un pieghevole con l’alfabeto Braille, insieme al settimanale «Mondopadano», in edicola domani, 19 febbraio.

E da ultime, ma non certo ultime, due importanti iniziative promosse dall’UICI di Napoli, a partire dall’incontro formativo Il metodo braille con i suoi codici di scrittura e lettura nella società della comunicazione, organizzato per domani, 19 febbraio (ore 17.30), insieme ai partner di Villa Fernandes a Portici e con il patrocinio del Comune di Portici.
Diffuso in diretta nella pagina Facebook di Villa Fernandes (a questo link), tale evento prevede la partecipazione di Giuseppe Biasco, responsabile della progettazione nell’UICI di Napoli, che interverrà sul tema Louis Braille: un francese che ha cambiato la vita dei ciechi); Silvana Piscopo, responsabile dell’istruzione sempre nell’UICI partenopea (L’importanza dell’insegnamento del Braille ai bambini non vedenti); Giuseppe Fornaro, consilgiere nazionale dell’UICI (Il Braille e le nuove tecnologie).
Seguirà una lettura a cura di Emanuela Cozzolino, studentessa liceale, e le conclusioni saranno affidate al presidente dell’Associazione Mario Mirabile.

Quindi, domenica 21 (ore 17.30), vi sarà l’incontro intitolato 14ma Giornata Nazionale del Braille: pensieri e parole dei nostri ragazzi¸ durante il quale verrà data voce ai bambini, agli adolescenti e alle famiglie, «insomma a tutti coloro che quotidianamente utilizzano questo fondamentale strumento – sottolineano dall’UICI di Napoli – per l’accesso alla cultura, all’istruzione, alla formazione, uno strumento, più in generale, di “inclusione”».
Anche questo incontro verrà diffuso in diretta streaming (a questo link), oltreché nella pagina Facebook dell’UICI di Napoli (a questo link). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° ufficio.stampa@uictorino.it (UICI Torino)
° uiccr@uici.it (UICI Cremona)
° uicna@uici.it (UICI Napoli)

Louis Braille
Francese di Coupvray, località non lontana da Parigi, Louis Braille vi nacque il 4 gennaio 1809. Il padre era un modesto artigiano che viveva fabbricando finimenti per cavalli.
A 3 anni, giocando nel laboratorio paterno, il bimbo si ferì gravemente ad un occhio con una lesina e nonostante le premurose cure dei genitori, la conseguente infezione si estese rapidamente anche all’altro occhio, portandolo nel giro di un anno alla cecità assoluta.
A 10 anni, Louis fu accolto nell’Istituto Reale per i Giovani Ciechi di Parigi (INJA – Institut National des Jeunes Aveugles), fondato nel 1784 da Valentin Haüy. Lì manifestò molto presto le sue straordinarie qualità, suscitando lo stupore degli insegnanti, soprattutto per la capacità di concentrazione.
In quel momento si guardava con estrema attenzione all’invenzione di Charles Barbier de La Serre, ex ufficiale di artiglieria, che aveva ideato un sistema detto di “scrittura notturna”, costituito da punti in rilievo i quali, a suo dire, avrebbero consentito ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici. Barbier pensò quindi di far testare la sua invenzione proprio agli allievi dell’Istituto per i Ciechi di Parigi.
Quel sistema, però, risultava piuttosto complesso e poco pratico, perché fondato su due colonne parallele di sei puntini ciascuna. E tuttavia, l’esperimento fu accolto con entusiasmo dai giovani allievi, alcuni dei quali – tra cui Braille – iniziarono una corrispondenza con Barbier, utilizzando il suo laborioso metodo.
Rispetto ai numerosi tentativi precedenti per far leggere i ciechi, Barbier aveva introdotto una novità molto significativa per chi avrebbe dovuto leggere con le dita: aveva cioè sostituito i punti in rilievo al tratto continuo (ovviamente in rilievo), utilizzato da Valentin Haüy per stampare i primi volumi per i suoi alunni. A quel punto la speranza di poter trovare un modo per scrivere adatto ai ciechi e un’innata attitudine per la ricerca metodica condussero Braille, pur ancora adolescente, ad intuire il valore che avrebbe potuto assumere, per sé e per i suoi compagni, la disponibilità di un sistema di scrittura semplice e razionale.
Egli, dunque, riconobbe certamente il suo debito verso Barbier de La Serre, ma è esclusivamente a lui che va il merito di essere riuscito ad ottenere risultati definitivi, dopo alcuni anni di studio tenace e sistematico sulla posizione convenzionale di punti impressi su cartoncino. Era il 1825, Braille aveva 16 anni e il suo sistema poteva dirsi virtualmente compiuto.
Nel 1829 pubblicò l’opera Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro, con la quale fece conoscere la scrittura da lui inventata, che è quella ancora oggi utilizzata dai ciechi di tutto il mondo (compresi i dialetti africani, la lingua araba e persino quella cinese).
Braille morì il 6 gennaio 1852 a soli 43 anni.

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