Quante volte è accaduto, in tutta Italia, che Sindaci, Assessori e Presidenti abbiano partecipato alla “prova empatica” di sedersi su una carrozzina o bendarsi gli occhi, per effettuare un percorso che permettesse di provare sulla propria pelle cosa significa essere persone con disabilità?
Sicuramente alcuni di loro hanno fatto buon viso a cattivo gioco, ma altrettanto sicuramente tutti coloro che hanno provato, hanno potuto sperimentare – per usare un altro luogo comune – la differenza tra la teoria e la pratica. Un conto è immaginare, credere di sapere cosa significhi, altra cosa è provarlo concretamente.
Queste iniziative, in genere, sono promosse da associazioni di persone con disabilità e così è accaduto il 28 aprile a Montesilvano (Pescara) [si legga la presentazione di tale iniziativa nel nostro sito, cliccando qui, N.d.R.], dove tutti i candidati alla carica di Sindaco per le imminenti Elezioni Amministrative si sono ritrovati nella Piazza del Comune per sottoporsi alla prova di empatia, dopo aver dato la loro adesione alla manifestazione.
I candidati, tutti schierati, in piedi davanti alla carrozzina che recava il loro nome e di fronte a una folta schiera di persone con disabilità, con un sole da scorcio di prima estate, attendevano l’inizio della manifestazione, quando uno di loro, chiesta la parola, esprimeva il proprio dissenso con il significato stesso della manifestazione, considerandola «offensiva per altre persone con disabilità», per la precisione solo due, che stavano silenziose in un lato. Al primo si sono aggiunti altri candidati, con il risultato che alla fine sulle sedie si sono sistemati solo Attilio Di Mattia e Manola Musa.
Con quelli che si sono rifiutati è seguito un gran dibattito ed è così iniziata una vera e propria umiliazione per tutte le persone con disabilità, non solo quelle presenti, ma tutte quelle esistenti, per le loro famiglie e per tutte quelle che – purtroppo – lo saranno in futuro e perché no, anche per gli stessi candidati che si sono pretestuosamente rifiutati, ignorando che essi stessi potranno, forse, ritrovarsi in questa condizione.
Tralasciamo le motivazioni espresse, che nascondevano una poco intelligente strumentalizzazione politica; tralasciamo anche di chiedere il nome di chi ha suggerito tale azione, se c’è stato; e sorvoliamo pure sulle motivazioni di chi si è prestato. Quello che ci chiediamo è: qual è la qualità umana di questi candidati? Di che persone si tratta? Possiamo solo fare alcune ipotesi, tratte dagli indizi rilevati.
Se non si sono resi conto dell’enorme gravità di tale affronto, speriamo che sia dovuto solo alla loro mancanza di conoscenza e non alla loro intelligenza, ma in entrambi i casi, che amministratori potrebbero essere?
Se invece credevano consapevolmente in ciò che dicevano, allora con loro saremmo veramente nei guai, perché significa che non comprendono nemmeno il concetto fondamentale che il loro rifiuto significa di per se stesso, ovvero un diversificarsi dalla disabilità, una condizione concettuale che porta a definire se stessi come “diversi e a parte” rispetto alla disabilità stessa. Una condizione concettuale, questa, che è il presupposto fondamentale del razzismo, sì, proprio del razzismo.
Proviamo allora a spiegare alcuni princìpi, con la disperata speranza che vengano compresi e con la semplicità che si addice al caso (uno dei princìpi fondamentali delle tecniche di comunicazione, infatti, è quello di parlare con un linguaggio il più vicino possibile a quello dell’interlocutore e del suo livello intellettuale):
– la disabilità riguarda tutti gli esseri umani, temporaneamente o definitivamente, da bambini e in vecchiaia, in particolari situazioni o totalmente, quindi anche voi, cari candidati, come avete del resto dimostrato oggi!;
– la disabilità non è solo un problema di barriere architettoniche, ma di condizione soggettiva e di barriere, tutte, soprattutto quelle culturali, onnipresenti e difficilmente abbattibili, come avete dimostrato oggi;
– il “pretesto pretestuoso” di non voler urtare la sensibilità di “altri” disabili dimostra innanzitutto come voi vi consideriate al di fuori – magari “normali” e perfetti, e, perché no, anche belli bravi buoni e “sensibili” – e dimostra il vostro rifiuto di prendere coscienza di problemi che riguardano tutta l’umanità e quindi anche voi;
– il vostro rifiuto, con quel pretesto (esso, infatti, avrebbe potuto avere qualunque altra giustificazione, persino le vertigini che può dare una carrozzina e non sarebbe stato contestabile), è un insulto a chi gentilmente cerca di farvi acquisire quel minimo di consapevolezza che dovrebbero avere tutti coloro che hanno la presunzione di candidarsi a rappresentanti e amministratori e quindi, oltretutto, sarete privi di questa consapevolezza e aggiungerete anche questa alle altre carenze che probabilmente avete già.
Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma gli articoli lunghi annoiano e perciò traiamo qualche conclusione.
Con che umanità abbiamo a che fare? Oggi non avete umiliato solo le persone con disabilità, ma tutte le persone e soprattutto voi stessi. La consapevolezza – soprattutto quella dei propri limiti – è un interminabile percorso che qualcuno non ha ancora neanche iniziato e forse non inizierà mai. I danni provocati da questa mancanza di consapevolezza vanno dalla Rupe Tarpea, passano attraverso lo sterminio nazista e si diffondono in tutte le offese quotidiane, risultando poi nei tagli al sociale, all’assistenza e alla riabilitazione, comportando discriminazione, sfruttamento e strumentalizzazioni.
A questo punto, dunque, siamo noi, persone con disabilità, a voler prendere le distanze da voi, perché siamo stanchi di subire le vostre scelte e il razzismo strisciante travestito da falsa “sensibilità”!
Non possiamo non condividere quanto scritto con estrema durezza da Camillo Gelsumini, anche pensando – per limitarsi a un caso tra i più recenti – all’intelligenza con cui il sindaco di Udine Furio Honsell aveva accettato, qualche mese fa, di compiere un tragitto in carrozzina nella sua città, dopo avere chiarito precedentemente che si sarebbe trattato di un atto compiuto con il massimo rispetto per le persone con disabilità e in risposta a un preciso invito rivoltogli da una delle associazioni che le rappresenta. Ne avevamo riferito nel testo intitolato Per più di un’ora Udine ha avuto un sindaco in carrozzina! (a cura di Luca Pantaleoni, disponibile cliccando qui). (S.B.)
*Disability manager.