Quel che intende fare il nuovo Centro Europeo Risorse per l’Accessibilità

«Cercheremo di mostrare che l’accessibilità dev’essere presente nelle politiche pubbliche, nei nuovi sviluppi tecnologici, nei nuovi modelli di mobilità, nei nuovi sviluppi urbani, ossia in tutte le questioni che riguardano la vita quotidiana di cittadini e cittadine»: intervistato dal Forum Europeo sulla Disabilità, lo dice Jésus Hérnandez-Gálan della Fondazione spagnola ONCE, organizzazione che guida il consorzio di gestione del Centro Europeo Risorse per l’Accessibilità (“AccessibleEU”), organismo nato nell’ambito della Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030

Accessibilità in EuropaPoco più di un anno fa il Parlamento Europeo, riunitosi in plenaria a Strasburgo, ha votato favorevolmente il testo sulla realizzazione del Centro Europeo Risorse per l’Accessibilità (AccessibleEU), nell’ambito della Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030 di cui costituisce una delle principali iniziative proposte dalla Commissione Europea.
AccessibleEU riunirà in sostanza le autorità nazionali responsabili dell’attuazione e del rispetto delle norme di accessibilità con esperti e professionisti di tutti i settori dell’accessibilità, al fine di condividere buone pratiche e ispirare lo sviluppo di politiche nazionali ed europee.
Nei giorni scorsi l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, sostenitore sin dagli inizi della nascita di AccessibleEU, in vista dell’evento che il 4 luglio coinciderà con il lancio del Centro, ha intervistato Jésus Hérnandez-Gálan, direttore del Settore Accessibilità nella Fondazione spagnola ONCE, che guida il consorzio di gestione del Centro. Di seguito proponiamo tale intervista a Lettori e Lettrici.

Può fornirci alcuni esempi pratici di come AccessibleEU migliorerà l’accessibilità nell’Unione Europea?
«L’obiettivo principale del Centro è raggiungere una reale implementazione dell’accessibilità nei 27 Stati Membri dell’Unione Europea.
Esistono diversi strumenti che AccessibleEU sta già sviluppando, come la diffusione di conoscenza condivisa tra professionisti, aziende e pubbliche amministrazioni, in modo tale che questa conoscenza sia estesa al massimo all’interno dell’attività di tutti gli attori chiave della società. Lo sviluppo, infatti, di una rete di professionisti che condividano le proprie conoscenze e preoccupazioni in merito all’implementazione dell’accessibilità è un esempio di come agire all’interno dell’Unione Europea.
Un’altra attività essenziale consisterà nell’individuare e contattare in ciascuno degli Stati Membri  punti di riferimento responsabili dell’attuazione della Legge Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), varata nel 2019 dal Parlamento Europeo, offrendo ad essi supporto su questa e anche altre normative.
Il Centro, infine, organizza già anche iniziative di sensibilizzazione, workshop tecnici ed eventi di networking su tutto il territorio europeo».

Se dovesse sintetizzare tre risultati concreti in materia di accessibilità in Europa, derivanti dal lavoro del Centro, quali sceglierebbe?
«Sono assolutamente convinto che uno degli obiettivi principali sia che l’accessibilità debba essere presente ad alto livello nelle agende politiche di tutti gli Stati membri, trasversalmente nelle diverse azioni da svolgere a livello nazionale.
Vorrei poi che le aziende e il settore professionale tenessero presente l’accessibilità nelle loro attività quotidiane, come qualcosa di “normale” e non come un mero requisito di conformità alle Leggi.
In terzo luogo, infine, credo che un’attuazione realmente efficace dei criteri di accessibilità potrà avvicinarci a un’Europa più accessibile per tutti i cittadini e le cittadine».

Come possono le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità essere coinvolte nel lavoro di AccessibleEU?
«Il ruolo delle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità sarà essenziale lungo diverse direttrici. In primo luogo, per dimostrare che non si tratta di una minoranza, che non si sta lavorando per “un mero capriccio di pochi”. La partecipazione di tali organizzazioni alle diverse attività previste durante l’intero ciclo del progetto farà infatti vedere alle pubbliche amministrazioni, ai professionisti e alle aziende quali e quanti siano i bisogni che le persone con disabilità in Europa chiedono da tempo. E quella stessa partecipazione può essere un punto di spinta chiave, per promuovere l’attuazione di questa esigenza di accessibilità in diverse aree della società.
In sostanza, tutta l’esperienza delle organizzazioni rappresentative di persone con disabilità acquisita nel corso di molti anni dev’essere incorporata in ogni azione sviluppata da AccessibleEU».

E le singole persone con disabilità, come possono essere coinvolte, sia in veste di singoli cittadini e cittadine, sia di attivisti?
«In precedenza ho fatto riferimento agli eventi di networking in tutto il territorio europeo, ora mi soffermo sulla creazione di una Comunità di Pratiche quale strumento di AccessibleEU, per generare sinergie tra le diverse parti interessate al raggiungimento di una società inclusiva e accessibile per tutti i cittadini e le cittadine. A tal proposito, la partecipazione diretta delle persone con disabilità in questa Comunità di Pratiche è molto importante per diventare portavoce di altre persone con disabilità. Una partecipazione, quindi, che sarà essenziale in tutto il lavoro di sensibilizzazione svolto dal Centro sia a livello europeo che a livello locale nei confronti degli esperti nazionali in ogni Stato Membro, rappresentanti di AccessibleEU a livello locale. La loro conoscenza ed esperienza saranno di grande valore per questi esperti nazionali quando si tratterà di poter contattare gli attori chiave nell’attuazione dell’accessibilità in ciascuno dei loro Paesi».

Può dirci qualcosa di più su come il Centro coinvolgerà altre organizzazioni responsabili dell’implementazione di soluzioni di accessibilità, quali autorità pubbliche, città, aziende ecc.?
«Tutta l’attività di sensibilizzazione è rivolta fondamentalmente a quei professionisti, amministrazioni pubbliche e aziende che non sono convinti dell’importanza dell’accessibilità o della considerazione dell’accessibilità come una questione di diritti umani, a differenza delle persone con disabilità, delle loro organizzazioni di rappresentanza degli enti che ci lavorano direttamente, i quali ne sono consapevoli già da anni. In tal senso, dunque, cercheremo di argomentare oltre la necessità di rispettare le leggi, basandoci su premesse fondate sulla progettazione rivolta a tutte le persone (design universale), sui temi dei diritti umani e dell’inclusione e sugli aspetti che legano l’accessibilità alla sostenibilità sociale. Cercheremo insomma di mostrare che l’accessibilità dev’essere presente nelle politiche pubbliche, nei nuovi sviluppi tecnologici, nei nuovi modelli di mobilità, nei nuovi sviluppi urbani, ossia in tutte le questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini. Solo così potremo fare in modo che l’accessibilità venga presa in considerazione come una questione di “primo livello”.
Cercheremo inoltre di dimostrare che AccessibleEU sarà un imprescindibile punto di sostegno, un accompagnamento per gli Stati Membri verso l’attuazione di politiche e azioni utili a migliorare l’accessibilità nell’ambiente costruito, nei trasporti, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e le politiche pubbliche. Per questo tenteremo di identificare le attuali carenze nei Paesi Membri in termini di accessibilità, in modo che i soggetti pubblici e privati lavorino per ridurle al massimo, sviluppando ambienti, prodotti e servizi accessibili a tutti i cittadini e le cittadine.
In poche parole, con AccessibleEU raggiungeremo tutti coloro che mirano a realizzare una società più equa, più inclusiva e più accessibile».

L’EDF è il Forum Europeo sulla Disabilità. La traduzione e l’adattamento in lingua italiana del presente contributo sono stati curati dalla redazione di «Superando.it».

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